pubbli larga

martedì 26 giugno 2012

Il lato umano della crociera

Sarà che mi piace vedere il sentimento in ogni cosa e credere che possa davvero muovere il mondo e le altre stelle.
Sarà che in questo periodo sono particolarmente sensibile e mi sono commossa pure vedendo lo spettacolo del mini club di tutti bambini mai visti prima o lo show finale dell'equipaggio.
Sarà che mi piace guardarmi intorno e la crociera da questo punto di vista è l'ideale: un condominio di 3700 persone più 1500 di equipaggio.
E' un laboratorio sociologico straordinario c'è di tutto di più, poi non si sa come mai ma di tutta questa gente a bordo alla fine ti trovi sempre a rincontrare gli stessi che magari eviteresti volentieri.

Il personale si fermava sempre a salutare la Pop, si divertivano a vedere come si imbarazzava e cercava di girare alla larga. La guardavano con affetto ma nei loro occhi vedevo pure nostalgia, voglia di casa e di famiglia.
Quasi tutti passano 6-9 mesi a bordo lontani da tutto. Lavorano duramente, fanno un po' di soldi, appena possono sbarcare vanno negli internet point per chiamare le famiglie.
So che non è colpa mia, che non posso farci nulla ma in questi casi mi sento sempre un po' carogna, protagonista di una gioia forse immeritata.
Li vedevo i loro sguardi che seguivano l'andamento traballante della Pop, tanti l'hanno voluta prendere in braccio. Il cuoco pasticcione l'ha vista 2 secondi e se ne è subito invaghito, lei lo guardava, un po' impaurita ma ipnotizzata dai suoi bei lineamenti indiani. E lui subito ci ha fatto vedere sul cellulare la foto della figlia.

In crociera ci sono tante persone con problemi 
forse perchè sono attenti alle loro esigenze. 
Ho visto quello che non ti aspetteresti mai a bordo: un cieco col bastone bianco. Era sempre accompagnato da due signore ma sembrava che riusciva ad orientarsi sulla nave meglio lui di tanti altri, me compresa!
Non oso immaginare cosa ne sarebbe di lui in caso di emergenza... ho letto "Cecità" di Saramago, ecco leggetelo e poi ne riparliamo.
C'erano tante persone con la sedia a rotelle.
Poi c'era una coppia giovane, bella. Lei bellissima, il tipo di donna che piace a me, delicata come un cerbiatto, una grazia innata, di quelle che possono indossare anche un sacco di juta ed essere fiche perchè il portamento e l'eleganza sono doti insite nei geni o ce le hai o no.
Avevano una bimba che non so di preciso cosa avesse, era un po' più grande della Pop, con la testa sempre tenuta in maniera innaturale, aveva addirittura un affare alla gola coperto da una benda non so cosa fosse e manco voglio saperlo.
Erano in vacanza con tutti e quattro i nonni, facevano quello che fanno tutti, andavano in piscina, cenavano al ristorante, giravano per la nave. 
Il volto della bimba era una pallido eco della bellezza della mamma ma per il resto era spento, deformato dalla malattia, mai un sorriso, forse non potrà mai sorridere.
Ma loro, i genitori andavano avanti, con serenità, con fiducia, con amore, cercando di farle fare le cose che fanno gli altri bambini incuranti degli sguardi pietosi degli altri.
Ho sentito due fusti in slippino commentare "Certo che è un sacrificio, un sacrificio a vita..." ma che significa? Un figlio non comporta sempre e comunque dei sacrifici?
Quando sorride la Pop le si illumina il viso e secondo me fa brillare di riflesso anche tutto ciò che c'è nel raggio di un chilometro e mezzo. Un suo sorriso spazza via tutte le mie nuvole e la stanchezza. 
Penso cosa dev'essere per quella mamma non poterlo mai vedere, riuscire al massimo a scorgere un riflesso diverso nello sguardo della propria figlia, a sperare in qualche piccolo miglioramento.
Il nostro unico contatto che abbiamo avuto è stato quando la Pop girovagando è andata a finirgli quasi addosso e la mamma l'ha accolta con un sorrisone e uno squillante e cordiale "Hello!!".


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